SISSA MICHELI
“INVISIBLE HARM”
Artisti! Chi pensa che il riso abbia il suo unico scopo nel consumo alimentare, potrà ricredersi: l’artista Sissa Micheli (1975) lo ha utilizzato in maniera efficace come materiale artistico nell’opera Invisible Harm (Pericolo invisibile), realizzata nel 2014, e che ora viene esposta nell’ambito di “Hortus Artis”.
Seppure in termini monòcromi, dunque, in certo qual modo Sissa recupera l’invenzione di Giuseppe Arcimboldo (1526-1593), l’autore delle composizioni pittoriche di ritratti e di paesaggi ottenute assemblando con strepitoso adattamento figure di vari oggetti, per lo più di genere vegetale. Di ortaggi, per l’appunto. Già, che combinazione! Siamo pronti a scommettere che un tema come “Hortus Artis” avrebbe stimolato non poco la fantasia di Arcimboldo. Un altro dato accomuna i due artisti, pur separati da secoli di storia: se il semisconosciuto Arcimboldo, milanese di nascita, rivelò il proprio talento solo dopo il suo trasferimento a Vienna, guarda caso, Sissa, altoatesina di nascita, si è trasferita a Vienna per compiere gli studi d’arte, scegliendo poi di viverci stabilmente e di lavorarci, riscuotendo, ancora giovane, un buon successo.
La catastrofe. Con l’opera Invisible Harm (Pericolo invisibile), l’artista italo-austriaca vuole arginare sul piano poetico le lacerazioni di un evento catastrofico realmente accaduto in Giappone. L’opera, infatti, riproducendone il contorno geografico, è stata creata espressamente per una recente mostra collettiva viennese che chiamava in causa la sensibilità dell’arte rispetto al tragico evento che qualche anno fa colpì l’intero territorio della città costiera di Fukushima.* Era l’11 marzo 2011: un terremoto e una successiva onda anomala alta venti metri devastarono l’ambiente e danneggiarono gravemente tre reattori della locale centrale nucleare. In pochi istanti 18mila morti, ma i danni a persone e cose sono tutt’ora incalcolabili. Nell’insieme, un accadimento improvviso e talmente traumatico da infliggere ferite nel corpo e nell’anima dei sopravvissuti per molto tempo a venire. Com’è ovvio, l’inquinamento radioattivo del territorio resta la traccia più evidente della fallibilità tecnologica.
Il visibile. Nella sua compiutezza, l’opera Invisible Harm è l’esito di due fasi distinte di lavoro: una prima fase in cui l’autrice, con le proprie mani e con dei “particolarissimi” chicchi di riso, ha composto materialmente su una superficie orizzontale il profilo geografico a rilievo del Giappone, affrontando l’insidiosa maneggevolezza del materiale – il riso, appunto – e l’inevitabile instabilità d’insieme della configurazione. Una seconda fase in cui, riproducendo fotograficamente la composizione manuale, l’artista ne ha fissato visivamente per sempre la forma. Un approdo finale che al tempo stesso lascia trasparire gli stadi di sviluppo dell’opera. (Il video posto accanto all’opera – ma di cui non fa parte – ne vuol suggerire in poche immagini la processualità).
L’invisibile. Con atteggiamento empatico, Sissa ha inteso instaurare una connessione diretta con il luogo geografico rintracciando e utilizzando, come elemento materico della figura, una “particolarissima” coltivazione di riso proveniente da Fukushima, giacché risultata prodigiosamente non contaminata dalla radioattività. L’integrità del riso, pertanto, si eleva ad archetipo di una plurimillenaria comunità etnica. E per la sua resistenza alla contaminazione, il riso s’impone come simbolo di perenne e indissolubile identità, in evidente opposizione alla precarietà dei manufatti tecnico-scientifici più avanzati della modernità, il cui principio epistemologico non contempla alcuna idea di “limite”. Al contrario, l’impossibilità di superare i limiti imposti da leggi logiche e naturali diviene il fulcro del lavoro concettuale implicito nell’opera di Sissa.
In effetti, la fase fotografica – per così dire – del lavoro artistico segnala il “limite” entro cui la matrice materica d’origine è dovuta restare confinata, al fine di assicurare all’opera d’arte compiuta la sua permanente e necessaria configurazione.